A giugno ho avuto la preziosa opportunità di fare visita alle comunità e ai giovani alunni che vivono nella contea di Kilifi, in Kenya.

Qui Amref dal 1998 è impegnata con il duplice obiettivo di migliorare la qualità della vita e le condizioni igienico sanitarie della popolazione locale e quello di garantire ai bambini degli ambienti scolastici sani e in sicurezza, in cui poter esprimere al meglio le proprie potenzialità.

Insieme a Idir per garantire acqua pulita e aule sicure

In questo viaggio al mio fianco chi tutto questo ci aiuta a realizzarlo da diversi anni: Lucia Cerbone, Responsabile Amministrativa della IDIR s.p.a., grazie al cui contributo siamo riusciti a garantire punti di raccolta di acqua pulita e aule sicure agli studenti e alle studentesse che oggi possono imparare e crescere in spazi sani e protetti.

IDIR spa è al nostro fianco da anni e ci ha seguito nel nostro viaggio in Kenya per vedere con i propri occhi come percorsi di Responsabilità Sociale all’interno delle aziende possano generare processi virtuosi tesi ad una maggiore giustizia sociale globale e che in concreto si traducono in salute e futuro per il Continente Africano.

È fondamentale per un'organizzazione come Amref Health Africa creare partnership solide e sostenibili come quella con IDIR, che consentono di raggiungere un maggiore impatto e promuovere il progresso sociale, sanitario e ambientale a lungo termine in Africa.

Le sfide

Nel corso dei prossimi anni infatti saremo chiamati, tutte e tutti, tanto sul piano individuale quanto su quello collettivo, ad affrontare grandi sfide quali i cambiamenti climatici, la sovrappopolazione, il deterioramento delle risorse naturali, l’insorgenza di nuove malattie infettive e il rischio di pandemie.

In aree fragili ed economicamente svantaggiate come molti paesi dell’Africa subsahariana le conseguenze di queste crisi saranno ancora più devastanti.

La contea di Kilifi, ed in particolare la sub contea di Magarini, dove siamo stati, è una delle zone più povere del Kenya: circa il 71,3% della popolazione vive sotto la soglia di povertà, poco più del 50% delle persone ha accesso all’acqua potabile e solo il 30% ai servizi igienici.

La distanza media a piedi per raggiungere il punto d'acqua più vicino è di 3,5 km che si traduce in ore di cammino percorse da donne e bambini a cui spetta l’onere di raccogliere l’acqua per la famiglia.

Un tempo che viene sottratto ad altre attività lavorative o scolastiche.

La diarrea è la patologia più frequente a causa della scarsa disponibilità di fonti di acqua pulita e di latrine.

A questo si aggiungono le malattie respiratorie dovute al fatto che i bambini studiano in aule affollate e senza pavimenti, esposti ad infezioni causate dalla scarsa igiene e dalla polvere.

Ed è da questo insieme di dati e fatti che voglio partire per iniziare a raccontare questo viaggio, per poter inquadrare la realtà in cui Amref implementa il Progetto WHEEL (Water, Hygien&Sanitation, Empowerment, Environment, Life Skills) e poterne affermare senza retorica l’importanza, perché sì: senza acqua non c’è scuola né lavoro, non c’è salute né sviluppo. Senza acqua le comunità si sgretolano.

Perché senza acqua non esiste vita

Lucia ed io siamo stati guidati in questo viaggio da Arthur Mwai, WASH & School health project manager, mente e cuore di Amref nella Contea di Kilifi, nato e cresciuto a Magarini con il sogno di contribuire allo sviluppo del suo territorio.

Insieme abbiamo percorso chilometri di strade per lo più sterrate che ci hanno condotto ad abitazioni così remote da dare forma concreta a quel motto “dove nessun altro arriva” con cui ho conosciuto la storia dei Flying Doctors, i genitori di questa Amref che oggi può permettersi l’ambizione non solo di immaginare, ma soprattutto di costruire un futuro di giustizia e sviluppo per il continente africano.

Insieme abbiamo visitato le comunità che hanno beneficiato dei nostri interventi, ma anche quelle che aspettano che si possa realizzare altrettanto nel proprio villaggio.

Tenere insieme queste due dimensioni era fondamentale, sia per comprendere quali sfide abbiamo di fronte, sia per le comunità locali che devono sapere che abbiamo a cuore i loro problemi, le loro difficoltà, e che faremo di tutto per portare avanti la nostra missione.

Comunità

Comunità è la parola che, fin qui, avrete visto ricorrere più frequentemente. Non era voluto, ma non è un caso: è con le comunità locali che Amref lavora, è nelle comunità che Amref ha oltre il 95% del suo personale, è per i bisogni delle comunità che ci battiamo, è dalle comunità che parte il cambiamento.

E quindi, se ero partito con l’idea di visitare un pozzo, una cisterna, una scuola… beh, ero fuori strada.

O meglio, ciò che ho potuto ammirare non è stato solo il pozzo, la cisterna o l’aula, ma innanzitutto la comunità viva, fiera, coraggiosa e con un radicato senso di appartenenza all’interno della quale questi interventi vengono realizzati. Donne e uomini uniti nel prendersi cura di ciò che era stato loro donato e per cui hanno lavorato con dedizione.

Abbiamo incontrato le tantissime donne che animano la vita delle comunità, diverse generazioni che si confrontano sulle possibili soluzioni ai problemi quotidiani, tutti uniti ed animati dal voler trovare soluzioni comunitarie a favore di una crescita consapevole dei loro bambini, a beneficio di tutti.

Non aiutateci per carità

Ed è in queste comunità che, forse, ho trovato il senso più profondo del nostro motto “non aiutateci per carità”.

È infatti nelle scuole che con Lucia abbiamo visitato che questa formula dialettica ha trovato la sua più tangibile concretizzazione.

Amref, con l’aiuto di IDIR, fornisce le risorse per la costruzione di un pozzo, di una cisterna o di una latrina. Ma è Charo, Community Health Officer, a formare e sensibilizzare i membri della comunità sulle corrette pratiche igienico sanitarie.

Amref, con l’aiuto di IDIR, fornisce le risorse per la costruzione di un edificio. Ma è la Preside Margharet a dare a quell’edificio la dignità di una scuola, offrendo ai bambini di Tethesa la prospettiva di un futuro.

Sono i tanti Charo e le tante Margharet che animano le comunità in Kenya, e colleghi appassionati e determinati come Arthur, la migliore garanzia che gli interventi di Amref possano generare un impatto concreto e sostenibile per la realizzazione di un cambiamento duraturo per il diritto alla salute in Africa.

Ed è per tutto questo che spero che tante aziende vorranno seguire l’esempio virtuoso di IDIR, includendo Amref nei propri piani di Responsabilità Sociale e prestandoci il proprio, fondamentale, aiuto.
Non per carità, ma per fiducia.