I giovani, in Etiopia, rappresentano quasi il 40% della popolazione, e garantire la loro salute e il loro futuro è vitale per il Paese.
La salute sessuale è stata riconosciuta, nel 2000 dall’Organizzazione delle Nazioni Unite, quale componente chiave della salute e del benessere globale.
Il sesso non protetto è infatti la seconda tra le cause principali di malattia e morte nei Paesi in via di sviluppo, mentre nei Paesi industrializzati è al nono posto.
La salute sessuale e riproduttiva è uno dei pilastri principali di intervento di Amref, e il progetto RESET Plus – RESilienza in ETiopia – “deriva da una presa di coscienza della stretta correlazione che esiste tra la pianificazione familiare, una salute sessuale e riproduttiva di qualità, e la resilienza delle comunità”, come spiega Eleonora Silanus, dell’area Programmi di Amref Health Africa-Italia, intervistata in vista della Giornata Mondiale della Contraccezione.
Grazie al progetto RESET Plus, “ogni trimestre, 84 centri sanitari vengono forniti con la quantità necessaria di contraccettivi a soddisfare le esigenze delle comunità” spiega Eleonora. “L’ultimo trimestre, ne sono stati distribuiti 11.900”.
Il progetto, finanziato dall’Unione Europea, vede Amref Health Africa Italia come capofila, e Amref Etiopia, CARE Austria e CARE Etiopia, Save the Children Nederland e We-Action come partner di progetto.
Qual è il rapporto che i giovani etiopi hanno con la salute sessuale e riproduttiva?
La prima cosa necessaria da considerare nella valutazione del rapporto tra i giovani e la salute sessuale, è la distinzione tra i giovani che vivono nelle aree urbane e quelli che vivono nelle zone rurali.
Il problema principale del rapporto che i giovani etiopi hanno con la salute sessuale e riproduttiva nelle aree più remote e vulnerabili dell’Etiopia si identifica nel fatto che il sesso è un tema tabù, e che questo divieto morale di affrontare l’argomento porta ad una mancanza di consapevolezza.
La parola “preservativo”, fino a poco tempo fa, si sentiva raramente, i giovani chiedevano “un calzino”. Tuttavia, nello stesso tempo, più del 55% delle ragazze si sposa e porta a termine la prima gravidanza prima dei 18 anni, con tutte le responsabilità e le difficoltà che ne derivano. È una contraddizione molto pericolosa.
Da cosa nasce la necessità di abbattere questi tabù?
La necessità di abbattere questi tabù deriva in gran parte da una presa di coscienza della stretta correlazione che esiste tra la pianificazione familiare, una salute sessuale e riproduttiva di qualità, e la resilienza delle comunità. Da questa consapevolezza nasce il progetto di Amref Health Africa RESET Plus – RESilienza in ETiopia.
Esiste un’esigenza etiope a lavorare sulla salute sessuale e riproduttiva o è una richiesta che viene dal mondo esterno?
È un’esigenza assolutamente locale. Il governo etiope ha un piano di sostenibilità nel quale sono presenti la pianificazione familiare e la salute sessuale e riproduttività, accessibili e di qualità. In tutte le attività che vengono svolte all’interno del progetto, c’è il coinvolgimento totale delle autorità locali.
Il lavoro che Amref svolge sul campo con il progetto RESET segue le linee guida etiopi, e si basa sui principi e le priorità governative locali. Le persone che vivono nelle zone rurali vengono introdotte alla salute sessuale e alla pianificazione familiari da interlocutori etiopi che fanno parte di gruppi preesistenti.
I matrimoni precoci spesso segnano una transizione improvvisa verso i rapporti sessuali. Che implicazione ha questo, nella vita delle giovani donne etiopi?
La prima conseguenza è l’abbandono scolastico. Dopo il matrimonio, la ragazza solitamente rimane incinta in età precoce, abbandona la scuola ed improvvisamente attraversa un cambiamento radicale: la transizione da bambina a “donna incinta”.
Inoltre, non sempre la gravidanza porta alla formazione di una famiglia. Il padre del bambino abbandona di frequente la donna che rimane incinta precocemente, soprattutto in età adolescenziale.
Se all’opposto la gravidanza dà inizio ad una vita coniugale, la prima gravidanza è seguita da molte altre, nella maggior parte dei casi a distanza di pochi mesi dal parto precedente.
Tra una gravidanza e l’altra occorrerebbe aspettare almeno un anno per ridurre il rischio di vedere verificarsi alcuni eventi avversi: dalla nascita di neonati malnutriti, al parto prematuro, alla comparsa di complicanze che possono mettere a repentaglio la salute del neonato e della donna.
La “transizione” da bambina a “donna incinta” cambia tutte le prospettive future della ragazza.
Che influenza ha avuto il COVID sul progetto – sulle strategie e i metodi di implementazione delle attività inerenti, ma anche sulle persone?
Il COVID-19 ha avuto una forte influenza sulle attività di formazione e sensibilizzazione svolte di Amref, come su tutto il resto. Tuttavia, il governo etiope ha mantenuto, tra i servizi essenziali attivi, i servizi di salute sessuale.
Per questo motivo, nonostante le norme riguardanti il distanziamento sociale, il progetto RESET ha modificato i metodi di implementazione delle attività, adattandosi alle normative anti-COVID e lo staff è riuscito a portarlo avanti in maniera idonea ed efficace.
Per esempio, tramite la trasmissione di messaggi radio volti a sensibilizzare la comunità sulla salute sessuale. Il contenuto dei messaggi è stato preparato e sviluppato in lingua amarica dal personale del progetto e dagli esperti del dipartimento sanitario coinvolti, e tutti i messaggi di sensibilizzazione sessuale sono ora stati integrati con messaggi di prevenzione COVID.
Uno dei problemi più patiti è l’accesso ai servizi: prima del COVID-19, molte donne già affrontavano difficoltà logistiche nel raggiungere i servizi di salute sessuale nelle strutture sanitarie, ora, a causa della paura del contagio, le difficoltà sono aumentate.
Quante persone sono state raggiunte e quali i risultati ottenuti, finora?
Con i messaggi radio, sono state raggiunte più di 200.000 persone. Inoltre, ogni trimestre, 84 centri sanitari vengono forniti con la quantità necessaria di contraccettivi a soddisfare le esigenze delle comunità: l’ultimo trimestre, ne stati distribuiti 11.900. Infine, l’anno scorso, più di 16.900 persone sono state raggiunte dagli outreach nelle aree remote, e sono stati formati circa 280 operatori sanitari.
Il lavoro da fare è ancora molto, ma abbiamo già testimonianza di un cambiamento radicale. Il minimo comune denominatore delle donne toccate dal progetto è: “ora mi sento libera di parlarne … ora uso un metodo contraccettivo”.
Qual è la storia che più ti ha colpita?
L’anno scorso sono andata a visitare il progetto, con Amref, e durante una chiacchierata con alcune beneficiarie del progetto, ho avuto il piacere di notare la loro tranquillità nel parlare di sesso con noi. Mi colpì una donna in particolare, che ci raccontò che nell’arco della sua vita non aveva mai avuto dei rapporti sessuali consenzienti, che non aveva mai pensato di poterlo desiderare.
Questo l’aveva portata a molto gravidanze – non indesiderate – ha specificato, ma non pianificate. “Dal momento in cui ho iniziato a fare parte di questo progetto, ho iniziato a comprendere molte cose, sono riuscita a trovare una posizione in casa e nella vita, a farla rispettare, e a sensibilizzare mio marito” disse. “Molto spesso lui torna a casa e vuole avere un rapporto sessuale con me. Ora, se non mi va, gli dico semplicemente di no. Prima non era un’opzione. Ora posso decidere quando e se avere un rapporto sessuale: quando non lo voglio, ma anche quando lo voglio”.
È stato per me un momento molto marcante, che mi ha dato modo di vedere i risultati diretti del progetto. Il sesso è un argomento di cui si può parlare, ma di cui non si parla spesso, e parlarne in un contesto come questo è stato per noi un grande traguardo.
Il contraccettivo è un punto di partenza, non di arrivo. Le implicazioni sono un’infinità: dalla resilienza delle comunità alle attività generatrici di reddito. Questo è solo l’inizio, perché per ogni due passi avanti, se ne fa uno indietro, e perché molti nuclei familiari affrontano ancora situazioni per cui c’è ancora molto strada da fare. Ma siamo speranzosi. Le cose stanno migliorando.