Awa guardava sua sorella mentre piangeva, immobile nel suo letto.

Aveva solo sei anni, ma il dolore che provava era troppo grande per il suo piccolo corpo.

Awa non riusciva a staccare gli occhi da lei: il sangue, la febbre, il silenzio pesante nella stanza.

"Poteva morire quel giorno" racconta con voce tremante. E tutto per una tradizione, le mutilazioni genitali femminili, che ogni anno è praticata su oltre 3,9 milioni di bambine e ragazze.

Quello fu il momento in cui Awa decise che avrebbe fatto qualcosa. Non poteva accettare che altre bambine subissero lo stesso destino.

Ma il cambiamento non sarebbe stato facile, perché il cuore della tradizione era sua nonna, Coumba, una figura rispettata nel villaggio di Kolda, in Senegal.

Per più di dieci anni, Coumba aveva praticato le mutilazioni genitali femminili (FGM) come rito di passaggio per le giovani del villaggio.

Pensavo fosse la cosa giusta da fare” racconta Coumba, con il peso degli anni e delle scelte passate nelle sue parole. “Era quello che mi avevano insegnato. Credevo di proteggere l’onore delle famiglie”.

Awa e sua nonna si trovavano su fronti opposti di una battaglia generazionale.

Da un lato, Awa era giovane, determinata, decisa a spezzare quel ciclo di dolore. Dall’altro, Coumba portava sulle spalle la responsabilità di una tradizione secolare.

All’inizio non si capivano. “Non è stata una conversazione” dice Awa. “Era un muro”.

Ma con il supporto del programma di Amref "The Girl Generation", Awa trovò il coraggio e gli strumenti per iniziare quel dialogo.

Parlò con calma, ascoltò, parlò a sua nonna delle ferite invisibili che le mutilazioni lasciavano nelle vite delle bambine. Lentamente, qualcosa cambiò.

Non volevo ascoltare, ma le sue parole mi sono rimaste dentro” dice Coumba. “Ho capito il male che avevo fatto”.

Oggi, quelle stesse mani che un tempo avevano praticato il taglio sono diventate un simbolo di speranza.

Coumba è una voce forte contro le mutilazioni nella sua comunità, mentre Awa guida il parlamento giovanile anti-FGM.

Insieme, nonna e nipote dimostrano che il cambiamento è possibile, anche dove le tradizioni sembrano incrollabili.

Non voglio che altre bambine soffrano” dice Awa. E Coumba annuisce accanto a lei.

Due generazioni, un legame che ha superato il dolore, unite per costruire un futuro dove ogni bambina può crescere libera e senza paura.

The Girl Generation: il progetto di Amref in Senegal

Il cambiamento di Awa e di sua nonna Coumba è un esempio del lavoro portato avanti da Amref attraverso il progetto “The Girl Generation”.

Attivo in quattro Paesi africani – Senegal, Somalia, Kenya ed Etiopia – mira a una significativa riduzione della pratica delle mutilazioni genitali.

Tra le sue strategie principali ci sono la formazione degli operatori sanitari e la costruzione di un movimento sociale inclusivo a livello comunitario, nazionale e regionale.

Le iniziative spaziano dai dialoghi comunitari ai club per ragazze e ragazzi, fino alla promozione del diritto all’istruzione per le bambine.

Particolare attenzione è rivolta al coinvolgimento delle nonne come figure chiave per il cambiamento culturale e alla formazione di giovani ragazze provenienti da aree di confine per sensibilizzare le comunità.

È un lavoro collettivo, radicato nelle realtà locali, per spezzare definitivamente il ciclo di questa pratica dannosa e creare un futuro migliore per milioni di bambine e donne.