"Ho sentito una giovane recitare una poesia sull'orrore delle mutilazioni genitali cui era stata sottoposta. Ho pianto. Quel giorno mi sono inginocchiata e ho giurato di non tagliare più nessun'altra ragazza".
Sabina, fino a poco tempo fa, praticava la circoncisione alle ragazze masai in Kenya. In occasione della Giornata Internazionale della Tolleranza Zero contro le Mutilazioni Genitali Femminili, 6 febbraio, Amref racconta molte storie come quella di Sabina e lancia la campagna "Stop the cut / Fermiamo il taglio".
Sensibilizzazione nelle comunità africane attraverso la radio, testimonianze di chi è salvo grazie ai Riti di Passaggio Alternativi e un appello alla Sierra Leone che non ha ancora dichiarato illegali le mutilazioni genitali.
Amref Health Africa è preoccupata dal fatto che, contrariamente a questa posizione internazionale, in Sierra Leone il Ministro del Welfare e delle Pari Opportunità ha annunciato che la mutilazione genitale femminile è una patica culturale supportata dal Governo e che dunque non sarà messa fuori legge. La Sierra Leone è ancora uno dei pochi Paesi che in Africa non hanno dichiarato le mutilazioni illegali. È largamente risaputo che le Mutilazioni genitali femminili, conosciute anche come taglio genitale femminile (Female Genital Cutting - FGC), includano procedure che causano intenzionalmente ferite agli organi genitali femminili, che vengono alterati, senza ragioni mediche. Oggi, più di 125 milioni di donne e ragazze appartenenti a 29 Paesi dell'Africa e del Medio Oriente vivono con i genitali mutilati. La maggior parte delle vittime hanno subito la mutilazione nel periodo compreso tra l'infanzia e i 15 anni di età.